lunedì 16 marzo 2009

Media Literacy: la nona competenza chiave per il lifelong learning


Lo scorso 16 dicembre 2008 il Parlamento Europeo approvò in Strasburgo la risoluzione “sull'alfabetizzazione mediatica nell'ambiente digitale” definendola come «… la capacità di utilizzare autonomamente i vari media, di comprendere e valutare con cognizione di causa i diversi aspetti dei mezzi di comunicazione e dei contenuti mediatici nonché di comunicare in contesti eterogenei e di produrre e diffondere contenuti mediatici…» (Considerazioni generali, punto 8)
La risoluzione nasce come risultato di precedenti dibattiti, risoluzioni, dichiarazioni e raccomandazioni sul nuovo contesto della società dell'informazione e della comunicazione, le nuove competenze interculturali necessarie per affrontarla e i ruoli dei media come elementi chiave per la comprensione del mondo e la partecipazione attiva e democratica dei cittadini europei. A questo proposito essa promuove l'alfabetizzazione mediatica a tutti i cittadini comunitari proponendo che l’ educazione ai media 1) fornisca informazioni sugli aspetti legati ai diritti d'autore, sull'importanza del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, sulla sicurezza dei dati e il rispetto della vita privata; 2) stabilisca un approccio che coinvolga tutti i media (nuovi e classici) ; e 3) sia promossa dai diversi enti e in particolare da enti locali quali biblioteche, centri d'istruzione per adulti, centri civici culturali e mediatici, scuole di qualificazione e di perfezionamento professionale e mezzi d'informazione dei cittadini.
In questo modo l'educazione ai media viene definita come una componente fondamentale dell’educazione politica tendente a sviluppare un comportamento attivo e consapevole da parte dei cittadini europei in materia di diritti e doveri.
Per raggiungere tali obiettivi la disposizione chiede alla politica europea di facilitare l’accesso alle tecnologie dell’informazione principalmente riducendo il Digital Divide, sia fra gli Stati membri sia fra le aree urbane e rurali, attraverso lo sviluppo dell’infrastruttura “informazionale e comunicazionale” e mettendo a disposizione l’accesso alla banda larga come servizio pubblico di base.
Infine il Parlamento Europeo si impegna a promuovere la media education come la nona competenza chiave nell’European Reference Framework for Life Long Learning , ovvero come competenza necessaria per lo sviluppo personale, la promozione della cittadinanza attiva e l’inserimento sociale e lavorativo dei cittadini comunitari.
In merito a ciò è apprezzabile la importanza attribuita alla formazione degli adulti e in particolare alla educazione dei genitori sottolineando la loro funzione insostituibile nel formare le abitudini dei figli nell'uso dei media .
Come già rilevato da diverse ricerche, i più giovani sono ormai una “generazione emancipata”, problematica che viene rafforzata da due situazioni ben precise: a) dalla cosiddetta bedroom culture, la quale favorisce una fruizione principalmente in solitudine, da parte dei ragazzi, delle diverse dotazioni tecnologiche in loro possesso; b) dalla mancanza di mediazione famigliare quando navigano su internet .
La disposizione ribadisce che la media education deve far parte dell’istruzione formale e dunque, raccomanda che «… sia il più possibile orientata alla prassi e che venga associata alle materie economiche, politiche, letterarie, sociali, artistiche e informatiche e propone che la soluzione risieda nella creazione di una disciplina "educazione ai media" e in un approccio interdisciplinare abbinato a progetti extrascolastici…» (Considerazioni generali, punto 20).
In fine la risoluzione suggerisce che «…nel percorso formativo degli insegnanti […] vengano integrati moduli obbligatori di pedagogia dei media al fine di conseguire una formazione intensiva; invita le autorità nazionali competenti ad offrire agli insegnanti […] l'impiego di strumenti didattici audiovisivi per risolvere i problemi dell'educazione ai media »(Considerazioni generali, punto 25).
Ciò nonostante è necessario, a mio avviso, fare luce su tre punti che le comunità educative locali devono tenere in considerazione.
In primo luogo è necessario discutere sul tipo di approccio sulla quale si svolgerà l’educazione ai media, mettendo in discussione diversi modelli pedagogici, sociali e culturali.
Un secondo punto riguarda il problema dell’integrazione della media education al curriculum scolastico. è importate fare attenzione sul fatto che nella creazione di questa disciplina non si rischi di «…scolasticizzare la materia facendole perdere la propria valenza educativa e trasformandola in una materia da specialisti. …» (P. Ardizzone, P.C, Rivoltella. Media e Tecnologia per la didattica, Vita e Pensiero, Milano, 2008)
La formazione degli insegnanti deve essere una “formazione alla cultura dei media” e alla "pedagogia dei media" e promuovere lo sviluppo di competenze multimediali.