martedì 20 ottobre 2009

Ri-pensando la TV: Il caso argentino

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Nonostante l’insieme di trasformazioni avvenute nel quadro dei consumi giovanili (per la comparsa dei new media), la TV costituisce una delle principali preoccupazioni per il “Programa Escuela y Medios” del Ministero dell’Educazione Argentino.
La Direttrice del Programma la Dott.ssa Roxana Morduchowicz nell’incontro realizzato sulla qualità della televisione argentina (in occasione dell’edizione 2009 della Fiera Internazionale del Libro in Buenos Aires), ha fornito le ragioni per cui l’argomento è ormai di grande interesse: a) anzitutto, la televisione è il media più diffuso nelle case argentine (95%), a cui i ragazzi tra gli 11 e 17 anni dedicano più ore (una media di 3 ore al giorno); b) nel confronto con gli altri “schermi”, quali cellulari, internet e videogiochi, la tivù ancora vince la gara come media preferito; c) in più, secondo la ricerca “
La Generación Interactiva en Iberoamérica” il 60% dei bambini argentini consultati fra i 6 e 9 anni dichiarano guardare la tivù senza la presenza di un adulto. Di tale percentuale il 46% dichiara di avere la televisione nella loro stanza.
Educare alla TV diventa, dunque, un obiettivo importante per il Ministero dell’Educazione. Il “Programa Escuela y Medios” ha pubblicato due guide destinate a genitori, docenti e anche ai ragazzi, per orientarli a guardare la tivù. “
La tele en familia 1” e “La tele en familia 2” presentano consigli e raccomandazioni per orientare i ragazzi a guardare la tivù, ma anche per condividere la TV in famiglia, conoscere i gusti dei figli, dialogare ecc.
Una recente
ricerca europea ha rivelato cambiamenti nella “dieta mediale” dei giovani. Il consumo televisivo, dunque, andrebbe inserito all’interno di un sistema di comportamento multitasking (Rivoltella; 2006). Tuttavia è interessante vedere invece, come la televisione in Argentina, ancora oggi ha molta rilevanza nelle esperienze di consumo dei giovani al di là degli altri media.
In questo senso la Dott.ssa Morduchowicz ritiene che la TV compie una funzione sociale fondamentale soprattutto per i ragazzi degli strati più bassi della società. “Essa intrattiene, insegna pratiche quotidiane ecc. I ragazzi imparano della tivù nonostante essa non ha direttamente questo fine”
Per completare questo paesaggio televisivo, è importante dare spazio a due ricerche che hanno lanciato l’allarme sulla qualità della televisione aperta in Argentina, cioé, la TV accessibile a tutti senza necessità di pagamento.
La prima riguarda una ricerca realizzata dall’
Observatorio de la televisión della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Austral Argentina, “La Qualità della Televisione Argentina" nella quale si evidenziano tre elementi significativi: 1) l’utilizzo di linguaggio volgare (92%); 2) trasmissione di non-valori (quali bugie – inganno), stereotipi e semplificazione della realtà (55%); 3) simulazione della realtà da parte dei telegiornali, cioé, la rappresentazione dell’informazione attraverso la fiction e l’utilizzo di strategie per catturare telespettatori (60%).
Rispetto al secondo studio, il
CONFER consegna un’immagine sulla TV un po’ inquietante: l’alto grado di violenza (fisica, verbale e psicologica) nelle trasmissioni televisive (71%), in particolare negli orari protetti ai minori. Secondo questa ricerca , la TV mostra un atto di violenza ogni 15 minuti.
Sulla base di questa fotografia della TV argentina, il Ministero evidenzia la necessità di ripensare la TV. In questo senso propone responsabilizzare “lo schermo” sui contenuti, ma allo stesso tempo evidenza l’ importanza di formare, da una parte i docenti e i genitori, dall’altra i ragazzi; i primi non possono dimenticare la loro responsabilità riguardo cosa i ragazzi guardano in TV e come fanno propri i contenuti (La tele en familia; 2004).
Secondo
Morduchowicz occorre educare i giovani in modo che loro possano comprendere ciò che guardano in tivù, che possano sfidare i messaggi, che possano scegliere quello che vogliono guardare con spirito critico e riflessione. Tuttavia segnala che non dobbiamo dimenticare che la ricezione televisiva non deve essere separata dal contesto socio-economico e familiari. Questi fattori incidono nella lettura e nella resinificazione dei messaggi. In questo senso il ruolo dell’adulto come mediatore assume una grande importanza.Per concludere, dal punto di vista del Ministero dell’ Educazione, nessuno deve esigere che la TV “educhi”, neppure pensare che una TV di qualità si faccia solo con documentari oppure con le cosiddette trasmissioni culturali. Morduchowicz ritiene che una TV di qualità, nel contesto argentino, deve essere una TV diversificata in termini di trasmissioni e di generi televisivi, che porti in primo piano i valori e modelli costruttivi, sia innovatrice, creativa, promuova l’interesse e la sensibilità, includa diverse voci e una pluralità rappresentativa, abbia una copertura informativa ampia, favorisca la produzione televisiva nazionale e abbia una buona qualità artistica.
** Fonti dell'immagine: 1) Flickr 2) http//:blog.mammenellarete.itwp-contentuploads200809fp2603.jpg 3) http://images.google.com/imgres?imgurl=http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/politica/tv-sondaggi/tv-sondaggi/stor_11700878_13150.jpg&imgrefurl=http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/politica/tv-sondaggi/tv-sondaggi/tv-sondaggi.html&usg=__-JUTNgV5JjftoVjKn_kVT7X8nm4=&h=212&w=280&sz=16&hl=en&start=75&sig2=8XBKFoKE5HvqRH2AsUoP1Q&um=1&tbnid=H7NRb_cS2ttiFM:&tbnh=86&tbnw=114&prev=/images%3Fq%3Dtelevisione%26ndsp%3D20%26hl%3Den%26rls%3Dcom.microsoft:en-us%26sa%3DN%26start%3D60%26um%3D1&ei=LIXdSs43jNf5BtSohTs

lunedì 16 marzo 2009

Media Literacy: la nona competenza chiave per il lifelong learning


Lo scorso 16 dicembre 2008 il Parlamento Europeo approvò in Strasburgo la risoluzione “sull'alfabetizzazione mediatica nell'ambiente digitale” definendola come «… la capacità di utilizzare autonomamente i vari media, di comprendere e valutare con cognizione di causa i diversi aspetti dei mezzi di comunicazione e dei contenuti mediatici nonché di comunicare in contesti eterogenei e di produrre e diffondere contenuti mediatici…» (Considerazioni generali, punto 8)
La risoluzione nasce come risultato di precedenti dibattiti, risoluzioni, dichiarazioni e raccomandazioni sul nuovo contesto della società dell'informazione e della comunicazione, le nuove competenze interculturali necessarie per affrontarla e i ruoli dei media come elementi chiave per la comprensione del mondo e la partecipazione attiva e democratica dei cittadini europei. A questo proposito essa promuove l'alfabetizzazione mediatica a tutti i cittadini comunitari proponendo che l’ educazione ai media 1) fornisca informazioni sugli aspetti legati ai diritti d'autore, sull'importanza del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, sulla sicurezza dei dati e il rispetto della vita privata; 2) stabilisca un approccio che coinvolga tutti i media (nuovi e classici) ; e 3) sia promossa dai diversi enti e in particolare da enti locali quali biblioteche, centri d'istruzione per adulti, centri civici culturali e mediatici, scuole di qualificazione e di perfezionamento professionale e mezzi d'informazione dei cittadini.
In questo modo l'educazione ai media viene definita come una componente fondamentale dell’educazione politica tendente a sviluppare un comportamento attivo e consapevole da parte dei cittadini europei in materia di diritti e doveri.
Per raggiungere tali obiettivi la disposizione chiede alla politica europea di facilitare l’accesso alle tecnologie dell’informazione principalmente riducendo il Digital Divide, sia fra gli Stati membri sia fra le aree urbane e rurali, attraverso lo sviluppo dell’infrastruttura “informazionale e comunicazionale” e mettendo a disposizione l’accesso alla banda larga come servizio pubblico di base.
Infine il Parlamento Europeo si impegna a promuovere la media education come la nona competenza chiave nell’European Reference Framework for Life Long Learning , ovvero come competenza necessaria per lo sviluppo personale, la promozione della cittadinanza attiva e l’inserimento sociale e lavorativo dei cittadini comunitari.
In merito a ciò è apprezzabile la importanza attribuita alla formazione degli adulti e in particolare alla educazione dei genitori sottolineando la loro funzione insostituibile nel formare le abitudini dei figli nell'uso dei media .
Come già rilevato da diverse ricerche, i più giovani sono ormai una “generazione emancipata”, problematica che viene rafforzata da due situazioni ben precise: a) dalla cosiddetta bedroom culture, la quale favorisce una fruizione principalmente in solitudine, da parte dei ragazzi, delle diverse dotazioni tecnologiche in loro possesso; b) dalla mancanza di mediazione famigliare quando navigano su internet .
La disposizione ribadisce che la media education deve far parte dell’istruzione formale e dunque, raccomanda che «… sia il più possibile orientata alla prassi e che venga associata alle materie economiche, politiche, letterarie, sociali, artistiche e informatiche e propone che la soluzione risieda nella creazione di una disciplina "educazione ai media" e in un approccio interdisciplinare abbinato a progetti extrascolastici…» (Considerazioni generali, punto 20).
In fine la risoluzione suggerisce che «…nel percorso formativo degli insegnanti […] vengano integrati moduli obbligatori di pedagogia dei media al fine di conseguire una formazione intensiva; invita le autorità nazionali competenti ad offrire agli insegnanti […] l'impiego di strumenti didattici audiovisivi per risolvere i problemi dell'educazione ai media »(Considerazioni generali, punto 25).
Ciò nonostante è necessario, a mio avviso, fare luce su tre punti che le comunità educative locali devono tenere in considerazione.
In primo luogo è necessario discutere sul tipo di approccio sulla quale si svolgerà l’educazione ai media, mettendo in discussione diversi modelli pedagogici, sociali e culturali.
Un secondo punto riguarda il problema dell’integrazione della media education al curriculum scolastico. è importate fare attenzione sul fatto che nella creazione di questa disciplina non si rischi di «…scolasticizzare la materia facendole perdere la propria valenza educativa e trasformandola in una materia da specialisti. …» (P. Ardizzone, P.C, Rivoltella. Media e Tecnologia per la didattica, Vita e Pensiero, Milano, 2008)
La formazione degli insegnanti deve essere una “formazione alla cultura dei media” e alla "pedagogia dei media" e promuovere lo sviluppo di competenze multimediali.

lunedì 9 febbraio 2009

Cultura digitale

In una recente indagine realizzata su sette paesi Latinoamericani (Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Messico, Perú e Venezuela) da parte dell’Università di Navarra (Spagna) in collaborazione con Educared e le principali università dei paesi coinvolti si è analizzata l’uso e la valorizzazione che bambini e adolescenti attribuiscono a quattro tipi di schermi: computer, cellulare, televisione e videogiochi.
Una delle conclusioni a cui si è arrivata segnala che aldilà del contesto geografico, socioeconomico e culturale di appartenenza sia i giovani latinoamericani sia quelli dei paesi sviluppati condividono una propria cultura digitale che ha saputo oltrepassare le disuguaglianze di contesto e omologare gusti e passioni. Esiste un’unica differenza: i ragazzi del cosiddetto primo mondo possono accedere più facilmente a una tecnologia d’ultima generazione. Continuare a leggere l'articolo [...]